Dar Foldjo Settembre 2015

Notiziario del Comune di Luserna
Data:

02/10/2015

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© Roman Kraft - Unsplash

Descrizione

Si aprono le porte a un mondo che corre, che spesso mescola il bene con il male, che non si ferma per raccogliere chi sta indietro, un mondo che molti non capiscono, forse non condividono ma è il nostro mondo. All’interno di questo sistema balbettano e sgomitano anche le piccole comunità di montagna, che non possono stare ferme, racchiuse in se stesse, ma debbono essere pronte, aperte, intelligentemente preparate a raccogliere la sfida del cambiamento. La loro identità, la loro salvaguardia non passa solo attraverso emendamenti o leggi speciali, no, essa passa attraverso il nostro sentirci partecipi a un processo, il nostro sentirci legati a un territorio, a una cultura. Nulla sarà regalato ma, forse, nulla sarà tolto se noi avremo la capacità interpretativa del futuro, il coraggio che avevano i nostri avi nell’affrontare le difficoltà, la sapienza di capirci e risolvere i problemi che ci attanagliano.

Il paese è raccolto in una ciotola di formaggio fuso, è talmente piccolo che rischia, come accade in altre situazioni simili, di attorcigliarsi su se stesso, di subire un’involuzione spesso negativa. Coraggio, affrontiamo il futuro a testa alta, consci della nostra voglia di aggredire la vita, di essere partecipi attivi alle dinamiche del cambiamento. Le elezioni sono passate, hanno inclinato come spesso accade dei rapporti, hanno dimostrato che le idee spesso restano dei concetti, restano delle astrazioni, ma un paese vincente ha bisogno di linfa, e di nuove energie, non può permettersi di lasciare per strada nessuno né tantomeno se stesso. Dopo alcuni chilometri percorsi lungo una strada sterrata la stessa verticalizza verso la cima e là le idee trovano delle similitudini, dei principi attivi per essere messe al servizio della gente e di una Comunità. Siamo talmente in pochi su questa splendida montagna che spesso mi chiedo: come mai non possiamo avere degli obiettivi convergenti? Come mai ci sono ancora famiglie che da anni non si guardano negli occhi? Come mai serpeggiano divisioni anche nel mondo del volontariato? Come mai regna un certo malumore portatore solo di rancore? Non è così che si valicano le linee del cielo e dell’orizzonte, le strade e i concetti possono essere differenti ma la tenacia di conseguire e mettere insieme rapporti forti, concreti, seri deve essere la via che dobbiamo insieme intraprendere. Pensiamo che la salvaguardia della parlata della nostra lingua “Zung” sia indispensabile? Certo lo è ma si caratterizzerà con maggior vigore nella misura in cui noi sapremo, mettendo nella polvere vecchi assurdi risentimenti personali, sprigionare armonia, guardarci negli occhi senza tentennamenti, scoprire che in ognuno di noi c’è un bene comune da portare avanti che è quello della nostra terra, delle nostre tradizioni, del nostro essere cimbri. Concepire steccati nei rapporti quotidiani, politici, non fa altro che arretrare la nostra concezione d’unione, non fa che indebolire uno status. Il confronto delle idee deve esserci ma esso deve scaturire in una conquista, in un progresso dinamico. Spesso accade il contrario, il coraggio di non aprirsi gli uni con gli altri, il coraggio di «non fidarsi porta alla staticità, il male sublime in una società dinamica e liquida» (come dice Baumann).

Alla mia gente di Lusérn, voglio solo riportare una frase tratta dall’ultima enciclica di papa Francesco “Laudato sì”: «Siate protagonisti, non arrendetevi, non abbassate lo sguardo, e datevi la mano». Il mondo è un villaggio globale e in questo contesto noi siamo il mondo e non sarà, credetemi, un mondo peggiore, no di certo, sarà un mondo con molte più opportunità per i giovani, con molte più possibilità per emergere, ma sarà anche un mondo più competitivo, che richiederà più determinazione, più qualificazione e più coraggio. E i Cimbri della mia terra, la Zimbar Earde, certo non difettano in questo.

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Ultimo aggiornamento: 18/10/2024 13:54

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